L'imposizione generalizzata sulla dematerializzazione spinge la produzione documentale a privarsi dei supporti cartacei, lo sviluppo e la diffusione dei nuovi media trasformano il linguaggio della comunicazione a distanza e lo strumento epistolare, l'avvento del digitale rende disponibili le immagini dei reperti antichi: in questa congiuntura storica vede opportunamente la luce il volume di Antonia Sarri, dedicato allo studio degli aspetti materiali della scrittura epistolare nel mondo greco-romano. Lo studio è il dodicesimo della collana Materiale Textkulturen (Collaborative Research Center 933 "Material Text Cultures. Materiality and Presence of Writing in Non-Typographic Societies") e si inserisce in modo innovativo nel filone di indagine sulla epistolografia antica.
Il volume si può suddividere idealmente in due sezioni: una prima parte (1-192) dedicata allo studio estensivo ed evolutivo della scrittura epistolare nel mondo greco-romano, con particolare attenzione agli aspetti materiali delle lettere superstiti, che sono per la maggior parte in greco, su papiro e ostraca, e rinvenute in Egitto; una seconda parte (193-366) composta da tre appendici che espongono schematicamente i dati pertinenti alle lettere raccolte in archivi / dossier (Appendix I), le dimensioni delle lettere conservate in forma integra (Appendix II), esempi di lettere che presentano mani differenti (Appendix III), ovvero, nel complesso, i preziosi strumenti di lavoro che hanno accompagnato la stesura dell'opera. Chiudono il volume una ricca bibliografia (367-383) e l'indice delle fonti (385-388).
La prima parte, in quattro capitoli, raccoglie tutte le informazioni che si possono ricavare, a partire dai documenti superstiti, sugli aspetti materiali della produzione epistolare 'non letteraria' (24) greco-romana (si intende su supporto primario, con esclusione delle lettere epigrafiche). La presenza sporadica di epistole in località diverse dall'Egitto, come le lamine di piombo nella regione del Mar Nero in età arcaica e classica o le tavolette di legno a Vindolanda nel I-II secolo d.C., per citare solo i casi più noti, attesta, pur evidenziando nel confronto l'eccezionale volume dei ritrovamenti sul suolo egiziano, l'uso generalizzato dello strumento epistolare in tutte le regioni e le epoche del mondo greco-romano (1). È, dunque, molto apprezzabile l'uscita di questo studio, dedicato ad una tipologia della comunicazione scritta antica così diffusa e all'approfondimento, inedito per la storia degli studi, della sua - è il caso di dire - tangibile evoluzione materiale nel corso del tempo.
Il primo capitolo rintraccia le origini dello strumento epistolare - e dei termini che lo contraddistinguono - e ne segue lo sviluppo nei secoli, istituendo utili paralleli formulari e linguistici con le epistole letterarie. Il secondo capitolo è incentrato sulla definizione cronologica, geografica e tipologica delle epistole antiche, con un ampio approfondimento sui materiali impiegati per questo tipo di comunicazione. Il terzo capitolo è dedicato al formato del supporto, all'impaginato del testo e alla struttura formale delle epistole. Il quarto, infine, analizza il tema della autenticazione delle lettere, sia ufficiali sia private, e individua nella formula di saluto finale il luogo privilegiato per identificarne l'autore, distinguendo nella grafia il cambio di stile della medesima mano dal cambio effettivo della mano scrivente ("true changes of hands", 165).
In un'epoca in cui il medium digitale condiziona il messaggio dando origine a varie forme brevi di interazione scritta informale a distanza - con il relativo apparato, talvolta pittografico, di texting, emoticon, emoji o scriptio continua di ritorno - e l'oralità della comunicazione prende il sopravvento influenzando la scrittura, il fenomeno epistolare antico si distingue per la ragione inversa: è il messaggio a condizionare il medium. La necessità di conservare la riservatezza, se non anche la segretezza, della comunicazione influenza la scelta, per il messaggio epistolare - che per definizione nel mondo antico è su un medium trasferibile che deve essere portato a destinazione da una terza persona diversa da mittente e destinatario (5) -, di materiali e di formati che si possano piegare e chiudere con corde e impressione di sigillo (125) o della ingegnosa skytale spartana (8). Ed è il passaggio ab origine dalla comunicazione esclusivamente orale a quella scritta a innestare nel formulario epistolare più antico, poi progressivamente abbandonato nel corso dell'epoca classica, una parvenza di oralità (destinatario in caso vocativo; persona loquens alla terza singolare, 40-41).
Del complesso della trattazione, sempre assai ben documentata, alcune pagine si impongono per originalità: la ricca disamina della terminologia greca per 'lettera' e i cenni sull'evoluzione dello stile epistolare attraverso i secoli nel capitolo primo (16-24; 27-52); le osservazioni sui "preservation patterns" (60-72) nel capitolo secondo; la precisa descrizione ed esemplificazione iconografica dei formati epistolari - transversa charta, formato 'demotico', pagina - e la riflessione evolutiva sull'impaginato, che conferma certi fenomeni di layout tipici della trasposizione delle epistole sulla pietra, nel capitolo terzo (91-113; 114-122). Il quadro delineato nel capitolo quarto sulla autenticazione delle lettere presenta più di un aspetto di interesse, essendo correlato ad almeno due temi culturalmente rilevanti per lo studio delle società antiche: da un lato, il livello di riservatezza e il grado di apporto personale che lo strumento epistolare richiede o comporta nel più ampio contesto della comunicazione sia ufficiale sia privata, dall'altro, il tasso di alfabetizzazione. Con acutezza e precisione la studiosa compone, pertanto, un prezioso vademecum utile a definire se una lettera su materiale deperibile (piombo, legno, papiro, ostracon) sia stata scritta o meno dalla mano dell'autore, vale a dire il mittente dell'epistola. All'interno di questo prontuario riveste particolare importanza la sezione corposa dedicata al riconoscimento dei cambi di mano nella formula finale di saluto (140-190), con valide riflessioni sulle segnalazioni di "handshifts" autentici o solo apparenti nella storia delle edizioni critiche papirologiche e argomentata rassegna dei princìpi grafologici applicabili alle calligrafie epistolari antiche.
A parte alcuni veniali lapsus calami (Thraseus pro Thraseas 20, nota 93; Tryphon pro Tryphonìs 21, note 97, 99; formula di indirizzo non tradotta, 94) e imprecisioni editoriali (le virgolette di chiusura dopo i segni di punteggiatura, 195), il volume è destinato a diventare, in virtù della sua accuratezza, un lavoro di riferimento non solo, dal punto di vista dei contenuti, per gli studiosi di epistolografia antica, ma anche, dal punto di vista della metodologia, per quanti si preoccupano di indagare il legame imprescindibile che unisce i testi documentari ai loro supporti. Il ricco apparato iconografico che ne arricchisce le pagine e che invoglia il lettore a sfogliarle con gusto è ben degno della materialità a cui lo studio è dedicato.
Antonia Sarri: Material Aspects of Letter Writing in the Graeco-Roman World. 500 BC - AD 300 (= Materiale Textkulturen; Bd. 12), Berlin: De Gruyter 2018, VIII + 388 S., 73 Farbabb., ISBN 978-3-11-042694-6, EUR 79,95
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