Altay Coşkun (Hg.): Roms auswärtige Freunde in der späten Republik und im frühen Prinzipat (= Göttinger Forum für Altertumswissenschaft; 19), Göttingen: Edition Ruprecht 2005, x + 300 S., ISBN 978-3-89744-252-8, EUR 46,00
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Altay Coşkun (Hg.): Freundschaft und Gefolgschaft in den auswärtigen Beziehungen der Römer. (2. Jahrhundert v.Chr. - 1. Jahrhundert n.Chr.), Frankfurt a.M. [u.a.]: Peter Lang 2008
Altay Coşkun / Alex McAuley (eds.): Seleukid Royal Women. Creation, Representation and Distortion of Hellenistic Queenship in the Seleukid Empire, Stuttgart: Franz Steiner Verlag 2016
Altay Coşkun / David Engels (eds.): Rome and the Seleukid East. Selected Papers from Seleukid Study Day V, Brussels, 21-23 August 2015, Bruxelles: Editions Latomus 2019
Frutto di un ampio progetto avviato nel 2002 all'Università di Trier, questo volume si propone di indagare le diverse forme di amicitia transnazionale di cui Roma fu protagonista nella tarda repubblica e agli inizi del principato. Attraverso lo studio dei diversi rapporti di amicitia che Roma strinse con individui, città, regni stranieri, attraverso l'analisi delle strategie e degli effetti che tali rapporti ebbero sui soggetti in gioco (romani e stranieri) e sulle rispettive società, si cerca di comprendere meglio quello che già dal III secolo a.C. fu uno strumento essenziale della politica estera romana e di definirne il "potenziale d'inclusione".
Il volume raccoglie 13 articoli, di cui il primo, ad opera di A. Coşkun, offre un'introduzione ai temi che costituiscono i punti cardine del progetto, mentre l'ultimo, di G.A. Lehmann, fornisce una fine sintesi delle conclusioni che si possono trarre dai singoli contributi e dall'avanzamento della ricerca. La suddivisione interna degli articoli e la presenza di abstracts agevolano la comprensione dell'opera, così come gli indici dei nomi e delle fonti antiche ne facilitano la consultazione. È da segnalare che nell'ambito del progetto sono stati realizzati due Databanks prosopografici (APRRE e RADAR) di cui sono già disponibili in linea dei prototipi (http://www.sfb600.uni-trier.de).
Accanto ad una spiegazione dettagliata degli scopi che il progetto sull'amicitia populi Romani si prefigge, Coşkun nel suo primo contributo delinea l'evoluzione che le ricerche in questo campo hanno seguito a partire da Mommsen, specificando quale sia l'attuale spazio d'intervento e quali i desiderata. Alcune aree geografiche (Galazia, costa sett. del Mar Nero, Egitto ecc.) e alcune tematiche (come la rappresentazione dei rapporti di amicizia esteri) risultano campi d'indagine particolarmente favorevoli per via della documentazione disponibile. Superando la prospettiva strettamente giuridica e i dibattiti terminologici, Coşkun mette l'accento sulla dimensione interpersonale dei rapporti di amicitia transnazionali. Il ruolo decisivo delle amicizie interpersonali nella politica romana è evidente e in alcuni momenti della storia di Roma repubblicana i rapporti di amicizia di alcuni leaders assunsero un carattere ufficiale. Ciò non implica però che il piano dell'amicitia interpersonale e quello interstatale dovessero coincidere. [1] Ci si poteva servire dei buoni rapporti stretti con i protagonisti politici del momento per entrare nella formula sociorum et amicorum e si poteva anche ricorrere a mezzi poco leciti per giungere all'amicitia p. R., ma la distinzione tra i due piani era per i Romani chiara. [2] Opportunamente M. Tröster, esaminando la rete di rapporti che Lucullo strinse nel corso delle guerre mitridatiche con individui e comunità straniere, precisa: "as long as the general remained in command, friendship with him was almost inseparable from friendship with the Romans. However, the two categories were never identical" (106). Lo studio delle amicizie di Lucullo permette a Tröster di giungere alla conclusione che la condotta del generale nel tessere relazioni con amici esteri prefigurava quella seguita da Pompeo, da Cesare e dagli altri protagonisti della scena politica nella tarda repubblica.
Tra gli amici di Roma provenienti dalla Spagna giusto rilievo è dato nel volume alla figura di L. Cornelio Balbo. J. Lamberty ripercorre la carriera dell'amicus Caesaris per mostrare con chiarezza le possibilità di inserimento di notabili stranieri nel tessuto sociale, politico e culturale romano e gli effetti di tale ascesa nella patria d'origine. Il cognomen Balbus è tra quei Interferenznamen della penisola iberica analizzati da J. Zeidler che, in uno stimolante contributo, rivela le potenzialità dell'onomastica per il tema in questione.
Molti sono i regnanti amici di Roma a cui il volume dedica una trattazione: Deiotaro di Galazia, Tolemeo XII, Erode il Grande, Pitodoride e il capo tribù Arminio. Con perizia Coşkun, nel suo secondo articolo, mostra in che modo la rete di rapporti stretta da Deiotaro abbia garantito al re di Galazia una sopravvivenza politica e quanto le vicende di Roma abbiano influenzato la storia di questo regno. L'analisi accurata che lo studioso fa della Pro rege Deiotaro giunge alla conclusione che l'orazione non sia, come sostenuto, una protesta di Cicerone contro il tiranno Cesare.
Le vicende politiche di Tolemeo XII sono ben analizzate in un articolo di K. Christmann, dove si evidenzia "die Relevanz persönlicher Freundschaft auswärtiger Regenten zu führenden römischen Aristokraten im Verhältnis zur offiziellen, zwischenstaatlichen Freundschaft" (114). Se Tolemeo doveva all'intercessione di Pompeo il ritorno sul trono, Erode il Grande doveva al Senato l'aver ricevuto un regno che dinasticamente non gli apparteneva. Da qui il problema di legittimare di fronte ai sudditi il suo ruolo e la sua amicizia con i Romani. Nel quadro chiaro che J. Wilker traccia dell'autorappresentazione di questo re sarebbe stato però opportuno menzionare e insistere sul fatto che Erode era un civis [3] e confrontarsi con alcuni studi recenti strettamente attinenti al tema dell'articolo. [4]
Alla figura di Pitodoride, ai suoi rapporti non soltanto con la casa imperiale romana, ma soprattutto con Strabone è dedicato l'articolo di D. Braund. A questo proposito una precisazione: il silenzio di Strabone sulla possibile connessione fra M. Antonio e Antonia (madre di Pitodoride) non è sfuggito agli studiosi moderni, come afferma Braund (260), ma ben notato già a partire da H. Dessau. [5]
D'estrema rilevanza sono i contributi di H. Heinen sui rapporti fra Roma e la costa sett. del Mar Nero, in cui si dimostra attraverso la documentazione epigrafica e letteraria come l'influenza politica di Roma fosse estesa a queste zone già alla fine della guerra pontica, e quello di B. Dreyer sulle relazioni di Roma con le poleis dell'Asia Min. occ. viste dalla prospettiva della ionica Metropolis. La traduzione di dēmagōgōn "als Volkstribun" (Plut. Tib. 14.1) solleva però dubbi in quanto non trova paralleli in Plutarco e in generale. Quando infatti vuol riferirsi alla carica di tribunus plebis Plutarco utilizza, come di norma, il sostantivo dēmarchos (dunque il part. dēmarchōn, vd. ad es. in Crass. 16.4 o Pomp. 49.6) e non dēmagōgos: la lettura del cap. successivo a quello in questione (Tib. 15) è sufficiente a chiarire l'uso di questi termini da parte di Plutarco. Dreyer non menziona poi quanto sia complesso il problema di una ipotetica rogatio di Tiberio sui basilika chrēmata di Attalo III, quanto siano discordi le opinioni degli antichi e dei moderni a riguardo e quanto sia sterminata la bibliografia moderna. [6]
Da quanto sin qui detto è chiara l'utilità di questo volume e la serietà con cui è stato realizzato. Si può ben sperare che dalla II fase del progetto, già avviata, emergano risultati altrettanto interessanti.
Note:
[1] Vd. E. Gabba, rec. a E. Badian, Foreign Clientelae (264-70 B.C.), Oxford 1958, in: RFIC 37 (1959), 189-199.
[2] Sall. Bell. Iug. 8.2: "P. Scipio [...] Iugurtham in praetorium abduxit ibique secreto monuit, ut potius publice quam privatim amicitiam populi Romani coleret neu quibus largiri insuesceret: periculose a paucis emi quod multorum esset."
[3] D.M. Jacobson: King Herod, Roman citizen and benefactor of Kos, in: BAIAS 13 (1993/4), 31-35.
[4] Ad es. A. Lichtenberger: Die Baupolitik Herodes des Große, Wiesbaden 1999; F. Weber: Herodes. König von Roms Gnaden?, Berlin 2003, rec. Julia Wilker in: H-Soz-u-Kult, 12.01.2004, URL: http://hsozkult.geschichte.hu-berlin.de/rezensionen/2004-1-016
[5] In: Eph.Ep. 9/4 (1913), 691-696.
[6] Per un'introduzione alla questione vd. già J. Carcopino: Autour des Gracques, Paris 1928, 33 e ss.
Margherita Facella