Gerhard Rasch: Antike geographische Namen nördlich der Alpen. Mit einem Beitrag von Hermann Reichert: 'Germanien in der Sicht des Ptolemaios'. Hrsg. v. Stefan Zimmer unter Mitwirkung v. Hasso Heiland (= Ergänzungsbände zum Reallexikon der Germanischen Altertumskunde; Bd. 47), Berlin: De Gruyter 2005, 284 S., ISBN 978-3-11-017832-6, EUR 98,00
Inhaltsverzeichnis dieses Buches
Buch im KVK suchen
Bitte geben Sie beim Zitieren dieser Rezension die exakte URL und das Datum Ihres Besuchs dieser Online-Adresse an.
Richard J. A. Talbert: Rome's World. The Peutinger Map Reconsidered, Cambridge: Cambridge University Press 2010
Kai Brodersen / Jaś Elsner (eds.): Images and Texts on the "Artemidorus Papyrus". Working Papers on P.Artemid. (St. John's College Oxford, 2008), Stuttgart: Franz Steiner Verlag 2009
Richard J.A. Talbert / Richard W. Unger (eds.): Cartography in Antiquity and the Middle Ages. Fresh Perspectives, New Methods, Leiden / Boston: Brill 2008
È indubbiamente singolare che una dissertazione di dottorato venga pubblicata a 55 anni dalla sua discussione e a 20 dalla scomparsa dell'autore, come nel caso di questo volume, che costituisce la versione a stampa della tesi dottorale presentata da Gerhard Rasch nel 1950 presso la Philosophische Fakultät della Ruprecht-Karls-Universität di Heidelberg, con l'aggiunta di un aggiornamento bibliografico e di un recente contributo di Hermann Reichert sulla Germania nella cartografia tolemaica.
La particolarità è avvertita nella premessa dallo stesso curatore del volume (v-vii), il quale chiarisce per quanto possibile i motivi che hanno determinato questa tardiva pubblicazione, con l'inevitabile conseguenza di far apparire datate o superate alcune delle impostazioni di fondo dell'opera, qualora non fossero coerentemente calate nel loro contesto storico.
Temi del libro, più evidenti nel titolo della dissertazione [1], sono l'etimologia e il significato dei nomi geografici relativi alla Germania riportati nei testi degli autori antichi. Il lavoro di Rasch appare organizzato in maniera chiara e schematica. Se si esclude la rassegna delle località i cui nomi coincidono con quelli dei fiumi vicini, rispetto al progetto di tesi iniziale manca una intera sezione dedicata ai nomi riferibili agli elementi naturali, alla quale egli aveva tuttavia parzialmente lavorato, così che l'indagine appare sostanzialmente limitata agli insediamenti.
La prima parte del volume contiene una introduzione (1-6), nella quale vengono presentate in termini generali le principali problematiche inerenti le indagini toponomastiche ed in particolare le fonti utilizzate, in primo luogo Tolemeo e gli itinerari tardoantichi, che si prestano a facili errori nella trasmissione manoscritta dei toponimi. Secondo Rasch, dal punto di vista linguistico la toponomastica indagata apparirebbe quasi esclusivamente di matrice indogermanica; l'unica eccezione risalirebbe all'epoca romana e sarebbe da mettere in relazione con la presenza dei corpi ausiliari dell'esercito, provenienti da diverse regioni dell'impero, come le due coorti di Vascones che avrebbero dato il nome Gelduba alla località nella quale furono stanziate, identificata da Rasch con l'odierna Gellep, presso Krefeld. Altri toponimi sembrerebbero di origine esterna, ma pur sempre indogermanici, come ad esempio Caranusca, con suffisso di origine ligure, e Clarenna, entrambi legati a presenze romane e italiche in particolare. All'introduzione fa seguito un catalogo alfabetico dei toponimi (7-105), nel quale per ogni località sono indicate le fonti letterarie ed epigrafiche, l'eventuale localizzazione moderna e una succinta bibliografia.
La seconda parte del volume è invece dedicata all'etimologia e all'origine linguistica dei toponimi, ed è suddivisa in capitoli tematici (107-219). In ogni capitolo, ad una breve premessa di natura storico-linguistica segue l'elenco dei toponimi, suddivisi in precise categorie e accompagnati da un apparato con le indicazioni delle fonti, la localizzazione, l'etimologia, la struttura linguistica e l'eventuale bibliografia.
Il primo gruppo analizzato è quello dei toponimi romani (109-129), principalmente ma non esclusivamente legati alla presenza militare. Molti toponimi infatti denotano la loro natura di insediamenti posti lungo le strade o di centri di culto, altri riflettono particolarità topografiche o naturali del luogo, derivano da nomi di persona, di popolazioni o di divinità.
Il secondo gruppo è quello degli insediamenti con nome di origine celtica (131-154), la cui diffusione ricalca quella dei toponimi romani. Vengono raggruppati anch'essi in distinte categorie, la più importante delle quali comprende i nomi formati sulla base di composti con termini celtici latinizzati come -dunum, -durum, -briga, -magus e -rigium. Meno rappresentate appaiono altre categorie, mentre consistente è il numero delle località che presentano il suffisso -acum.
Segue il gruppo dei toponimi di derivazione germanica (156-167), per la verità assai ridotto di numero. Come ricorda Rasch (sulla base di Tac., Germ., 16), le modalità insediative delle popolazioni germaniche per vici e l'assenza di urbes hanno svolto un forte ruolo in questo contesto, e la definizione di póleis data da Tolemeo deve essere presa con la dovuta cautela. Pone molti problemi il quarto gruppo di toponimi, di presunta derivazione illirica (169-184).
Oggi, infatti, in campo etno-linguistico si preferisce differenziare la definizione e limitare l'estensione dell'aggettivo "illirico", dopo il dilagare del fenomeno del "Panillyrismus" nella prima metà del Novecento. Qui si avverte in effetti il segno del cambiamento dei tempi, già percepibile comunque alla metà del secolo scorso. Ma Rasch era allievo di Hans Krahe, uno dei più accesi sostenitori della tesi che quella illirica fosse una lingua indogermanica diffusa in gran parte dell'Europa (non solo quella centrale) prima della diffusione delle lingue di ceppo celtico e germanico. Accanto alle giustificazioni di natura linguistica, la toponomastica illirica aveva trovato supporto archeologico nella corrispondenza con la "Urnenfelderkultur" e la "Lausitzer Kultur", che Rasch supporta con una ampia bibliografia. Seguono, quindi, i toponimi di incerta definizione linguistica (186-208), un unico toponimo non indogermanico e una località erroneamente attribuita all'ambito germanico (Pyréne, menzionata in Herod., II, 33) (209), ed infine i toponimi di incerta tradizione (210-219).
Il lavoro si chiude con l'elenco delle fonti, la bibliografia originaria, una scelta di testi più recenti che fornisce al lettore alcuni strumenti essenziali per aggiornare la lettura e la ricerca, una lista di abbreviazioni e un indice dei nomi (220-247). Alcune carte aiutano ad individuare i toponimi celtici, germanici, illirici e di origine incerta (130, 155, 168 e 185), ma manca una carta degli insediamenti romani.
Pochi anni dopo la sua stesura, lo studio di Rasch fu più volte citato nell'opera fondamentale di Adolf Bach [2], che pur riflettendo sostanzialmente il medesimo contesto culturale avverte il mutamento delle tendenze allora in atto, ad esempio per quanto riguarda l'ipotesi illirica (10-14). Nonostante qualche divergenza di opinione sul significato dei nomi e sulla loro localizzazione, Bach riconosceva nel tentativo di suddivisione del materiale attuato da Rasch "einen lehrreichen Überblick", tanto da utilizzarne tutte le carte (Nr. 4, 6, 11 e 18).
In effetti, l'opera di Rasch può risultare ancora oggi uno strumento utile per una agevole e chiara documentazione sugli insediamenti antichi in Germania dal punto di vista linguistico ed etimologico, ovviamente tenendo presente che occorre aggiornarne la bibliografia e, almeno in alcuni casi, rivederne l'interpretazione dei dati.
Arricchisce il volume un contributo di H. Reichert dedicato alla Germania nella cartografia di Tolemeo (249-284). Curatore della voce Ptolemaeus nella nuova edizione del Reallexikon der Germanichen Altertumskunde (Berlin / New York, 2003, 567-597), Reichert analizza la distribuzione dei 143 luoghi menzionati da Tolemeo nella sezione dedicata alla Germania, facendo attenzione alle discrepanze tra i principali manoscritti e istituendo, ove l'identificazione è possibile, il confronto tra la localizzazione antica e quella moderna. Il risultato ottenuto è illustrato tramite alcune carte. In particolare, la carta nr. 3 perfeziona quella realizzata a suo tempo da Theodor Steche [3], ed evidenzia il grado si deformazione della posizione dei luoghi tolemaici rispetto ad una carta moderna, consentendo di individuarne le cause nel tipo di documentazione e nel modo in cui fu questa fu utilizzata da Tolemeo. Manca purtroppo un apparato critico, in particolar modo bibliografico, per il quale l'autore rimanda alla citata voce sul RGA.
Note:
[1] Il titolo originale, qui abbreviato nel frontespizio ma riportato per esteso a p. xi, era: Die bei den antiken Autoren überlieferten geographischen Namen nördlich der Alpen vom linken Rheinufer bis zur pannonischen Grenze, ihre Bedeutung und sprachliche Herkunft.
[2] A. Bach: Die deutschen Ortsnamen, voll. 1-2, Heidelberg 1953-1954 (2da edizione 1981). In particolare nel secondo volume, alle pp. 7-9, a proposito di Gelduba.
[3] Th. Steche: Altgermanien im Erdkundebuch des Claudius Ptolemäus, mit 2 Karten im Text, Leipzig 1937, 45.
Stefano Magnani