Teresa D'Urso / Alessandra Perriccioli Saggese / Daniele Solvi (a cura di): Da Ludovico d'Angiò a san Ludovico di Tolosa. I testi e le immagini. Atti del Convegno internazionale di studio per il VII centenario della canonizzazione (1317-2017), Napoli - S. Maria Capua Vetere, 3-5 novembre 2016 (= Figure e temi francescani; 7), Spoleto: Fondazione Centro Italiano di Studi sull'alto Medioevo 2017, X + 460 S., zahlr. Abb., ISBN 978-88-6809-153-8, EUR 62,00
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Il volume dà conto del Convegno internazionale di studio tenutosi tra il 3 e il 5 novembre 2016 in occasione del VII centenario della canonizzazione di uno delle 'nuove' figure di santità più particolari emerse nel Basso Medioevo, cioè Ludovico d'Angiò, assunto agli onori degli altari come san Ludovico di Tolosa.
Nato nel 1274 Ludovico, figlio di Carlo II d'Angiò, dopo la morte del fratello maggiore divenne erede del trono di Sicilia, a cui però rinunciò in favore del fratello Roberto nel 1295 facendosi Frate Minore e accettando la carica di vescovo di Tolosa, che mantenne per pochi mesi nel 1297 essendo sopraggiunta la morte il 19 agosto di quell'anno. La canonizzazione, che seguì il processo del 1308, venne proclamata da Giovanni XXII, con cui Ludovico era stato in stretta relazione. Questa figura agiografica, la cui considerazione ha conosciuto delle oscillazioni nel corso dei secoli, ora conosce un rinnovato interesse alla luce dei progressi critici delle discipline storiografiche, come mostrano i venti studi raccolti in questo volume che riprende le sessioni del convegno, dedicate specificatamente alla storiografia, al contesto angioino, alla canonizzazione e alle celebrazioni cultuali nei loro vari aspetti, incluso quello musicale. Anche per le limitate competenze di chi scrive queste righe, ci si limita qui a segnalare alcuni saggi che partendo dalla documentazione scritta permettono di seguire l'evoluzione del culto e della figura agiografica di san Ludovico.
La dicotomia nel titolo, che contrappone 'i due Ludovico', quello d'Angiò, erede del trono di Napoli, e quello di Tolosa, vescovo, ma soprattutto frate francescano, è integrata dal contributo iniziale di André Vauchez (Ludovico d'Angiò - San Ludovico di Tolosa nella storiografia), il quale facendo il punto sugli studi dedicati al santo e ripercorrendo i tratti essenziali della sua biografia precisa che in realtà la sfaccettatura nella storia della santità è triplice, poiché Ludovico è anche onorato come san Luigi di Marsiglia, dal nome dalla città in cui la sua salma fu deposta nella chiesa dei Frati Minori, venendo illustrata da numerosi miracoli e meta di pellegrinaggio.
Vauchez, ricordando come Ludovico sia il primo santo medievale per cui la cultura intellettuale venne considerata come un elemento di santità, mostra come gli studi storici nel tempo abbiano dovuto fare i conti con letture parziali delle fonti in cui, a seconda del contesto, veniva privilegiato l'aspetto 'francescano' seguendo il modello di santità austeramente evangelico di Francesco di Assisi o l'aspetto 'regale', affine a quello di san Luigi IX, di cui Ludovico era pronipote. Centrali, per la conoscenza del santo e delle implicazioni sottese al suo culto, sono stati i recenti studi di Jacques Paul, che segnalò tra l'altro il valore politico della canonizzazione da parte di Giovanni XXII, tesa a consolidare quell'alleanza tra papato, ordini mendicanti e case regnanti che era nata in occasione della lotta contro gli eredi di Federico II in Italia. Tra gli studi iconografici, Vauchez ricorda l'importante contributo di Emile Bertaux per comprendere alcune particolarità delle rappresentazioni iconografiche del santo e le loro implicazioni politiche nell'Italia meridionale angioina e nei territori in vario modo ad essa legati, come il regno di Ungheria, a fronte dei risvolti devozionali riscontrabili invece in Provenza, dove esisteva un culto popolare legato ai miracoli e alle confraternite di penitenti.
Ancora in un ambito generale si colloca l'intervento di Edoardo Dangelo (Il dossier agiografico su san Ludovico di Tolosa, OFM) che illustra nei dettagli la tradizione agiografica registrata nella Bibliotheca Hagiographica Latina, avanzando due ipotesi sull'identità dell'autore della Vita BHL 5055, attribuita a Giovanni d'Orta.
Sophie Delmas (Mémoires croisées: les deux saints Louis et leur posterité) confronta le fonti scritte riguardanti san Ludovico di Tolosa con quelle di san Luigi di Francia, sulla falsariga del lavoro di Bertaux sulle fonti iconografiche. Già nelle bolle di canonizzazione (la bolla del 1297 Gloria, laus di Bonifacio VIII per Luigi IX, la Sol oriens mundi del 1317 di Giovanni XXII per Ludovico di Tolosa) emergono punti di convergenza: l'educazione religiosa, l'attenzione per i poveri, l'austerità di vita. Sono temi che avranno vita anche nella tradizione agiografica e pastorale del XIV e XV secolo, dove sarà evidente una sovrapposizione: Luigi IX viene infatti avvicinato all'Ordine francescano (è protagonista del c. 34 dei Fioretti di Francesco d'Assisi e viene presentato come terziario in una bolla di Paolo III del 1547), mentre di Ludovico si delinea una santità dinastica, all'incrocio tra due schiatte reali. Il culto prenderà poi strade divergenti, ma la dinastia Arpad in Ungheria e Capetingi e Borboni in Francia sosterranno la venerazione rispettivamente di Ludovico e di Luigi IX come un mezzo di santificazione dell'intera propria stirpe.
Daniele Salvi (Gli esordi della agiografia Ludoviciana) mostra come all'inizio della tradizione vi sia stato un lento mutamento che nei vent'anni trascorsi tra il Liber miraculorum, compilato subito dopo la morte del futuro santo, alla bolla di canonizzazione di Giovanni XXII ha portato a uno progressivo spostamento della figura agiografica che diviene nel corso del tempo più caratterizzata dalle virtù in vita che dai miracoli postumi. Allo stesso modo si assiste alla scomparsa della povertà tra le caratteristiche del santo, che viene sostituita dalla carità nella bolla Sol oriens, un testo che diverrà canonico, spesso adattato o copiato come una vera e propria legenda, oriendando l'intera tradizione agiografica successiva.
Filippo Sedda (Le fonti liturgiche di san Ludovico di Tolosa) si occupa invece qui di una particolare tipologia liturgica riguardante le fonti ludoviciane, studiandone dell'historia, cioè l'ufficio dedicato al santo nel corso dell'intero giorno liturgico. Dopo una cronologia riguardante la storia della liturgia relativa al santo dopo la sua canonizzazione, lo studioso analizza i tre uffici ritmici finora individuati. Il primo è incompleto e forse di ambito umanistico, il secondo aveva suscitato perplessità in seno all'Ordine francescano, il terzo invece, Tecum fuit principium è connotato da uno spirito minoritico e idealmente corona il ruolo di Ludovico nella triade dei santi francescani, assommando in sé le qualità di Francesco e di Antonio.
Marco Guida (La lettera di canonizzazione Sol oriens di Giovanni XXII) studia approfonditamente la bolla di canonizzazione. Si tratta di un abile lavoro di costruzione della memoria che diventerà nei fatti il testo di riferimento per ogni leggenda del santo angioino. Ludovico nel testo è presentato soprattutto come obbediente ed è proposto in questo modo come modello di santità per i Frati Minori in un particolare contesto in cui i rapporti tra il pontefice e l'Ordine erano particolarmente difficili. Nel testo il santo accetta di divenire vescovo in obbedienza al papa ed è invece taciuta la sua volontà di rinunciare all'episcopato insistendo, con una inversione dei dati cronologici, sulla rinuncia alla primogenitura e al regno, la quale nel testo della Sol oriens viene fatta avvenire dopo la professione religiosa e la consacrazione episcopale.
Questa selezione, per forza di cose limitata, non rende il dovuto merito a un volume monografico che copre egregiamente i diversi aspetti riguardanti l'instaurarsi e la diffusione del culto di Ludovico, i diversi modelli di santità che vi afferiscono, le tracce che ha lasciato nella cultura europea dalla storia dell'arte, alla codicologia, alla musicologia.
Giovanni Paolo Maggioni