Cédric Giraud / Dominique Poirel: La rigueur et la passion. Mélanges en lhonneur de Pascale Bourgain (= Instrumenta Patristica et Mediaevalia; 71), Turnhout: Brepols 2016, 1024 S., ISBN 978-2-503-56887-4, EUR 140,00
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Leggere con comprensione, descrivere con precisione, editare con rigore e passione. Questa la sintesi del metodo di lavoro di Pascale Bourgain, come risalta in questo volume in cui viene sottolineato il rapporto indissolubile in filologia tra il padroneggiamento delle regole e il piacere dell'approccio al testo. 57 contributi, provenienti da tutta Europa, ma anche da oltre oceano e dagli antipodi, rendono conto non solo dell'importanza della studiosa, ma anche della sua fecondità intellettuale che ha lasciato traccia duratura all'École Nationale des Chartes e nel panorama degli studi europei, dimostrata dall'ampiezza degli studi qui proposti, sia l'arco temporale dei documenti analizzati e le generazioni di studiosi coinvolti.
I due curatori, Cédric Giraud e Dominic Poirel, hanno organizzato il materiale secondo un ordine cronologico, da Darete Frigio (V secolo) all'umanista Christoforus Hoffman e oltre, creando una sorta di esemplificazione della storia della letteratura latina medievale e mettendo bene in luce gli insegnamenti di Pascal Bourgain che si possono ritrovare in ognuno dei contributi raccolti: la necessità della precisione nella lettura dei codici, l'interdisciplinarietà delle competenze richieste, l'imprescindibilità dell'analisi stilistica e, soprattutto, - da qui il titolo del volume - il rigore e la passione che devono essere sottesi a ogni opera di edizione o di interpretazione, il metodo e l'amore che devono guidare la lettura del testo. Visto il loro numero, non è possibile qui dare esaustivamente conto dei contributi del volume e, facendo forzatamente torto alla qualità degli altri interventi, ci si limita a quelli più vicini al campo di studi di chi scrive.
J. Berlioz (L'énigme de Puane. Un exemplum d'Étienne de Bourbon (mort vers 1261) sur le tombeau rebelle de Béde le Vénerable (ou d'Haymon d'Auxerre) dans la diocèse de Lyon) si occupa di un miracolo di Etienne de Bourbon relativo alla tomba 'ribelle' di Beda nella diocesi di Lione; C. Boyer (Les sermons latin d'un predicateur normand: jeux de langues et latin d'usage dans les sermons de Guillaume de Saqueville) analizza i sermoni di Guillaume de Sauqueville e gli usi linguistici del suo autore, tra forme latine e lessico normanno; M.-N. Colette (Leta cohors fidelium. Annus novus in gaudio. Un air vagant en quête d'origine (XIe-XIIe siècle) si dedica alla melodia trascritta alla fine del ms. parigino BnF lat. 3858A e la sua relazione con il conductus 'Annus novus' testimoniato nel ms. Limosino BnF 1139; J. Dalarun (Une vie inédite d'Hugues de Cluny) edita, traduce e contestualizza una vita inedita di Ugone di Cluny; G. Dinkova-Bruun (Charlemagne as a Model Ruler in the Poem Carolinus by Gilles de Paris (c. 1200)) esamina due libri del poema Carolinus, uno speculum principis che interpreta la Vita Caroli di Eginardo in funzione educativa per il futuro re Luigi VIII.
F. Dolbeau (Pour mieux lire les Praeloquia de Rathier) si occupa dei Praeloquia di Raterio di Verona, proponendo nuove letture del codex unicus, suggerendo nuove congetture e identificando nuove fonti; P. Dronke (Imagery in the Sequences of Hermann of Reichenau) evidenzia i caratteri e lo stile di Ermanno il Contratto (1013-1054), basandosi soprattutto sulle sequenze per le festività di Pasqua e di Maria Maddalena; C. Giraud (La preuve par la codicologie. L'édition par Karl Müller (1913) du De vanitate d'Hugues de Saint-Victor et le manuscrit Paris, BnF, lat. 15139) studia il ms. parigino BnF 15139 che Karl Müller aveva ritenuto, erroneamente, di produzione vittorina e aveva utilizzato come base per la sua edizione del De Vanitate di Ugo di San Vittore, dimostrando invece che le origini del codice risiedono nel Nord della Francia e dunque il valore filologico limitato ai fini di un'edizione basata su di un singolo manoscritto.
L. Holtz (Les hendécasillabes de Florus, chantre des saints martyrs Cyprien, Spératus et Pantaléon] affronta la questione dell'uso degli endecasillabi che Floro di Lione utilizza unicamente per il poema in onore dei santi Cipriano, Sperato e Pantaleone, mostrando l'indubbia influenza di Sidonio Apollinare e del suo poema nel medesimo metro per l'abside della cattedrale di Lione, dove Floro aveva assistito alla traslazione delle reliquie e aveva proclamato in questo modo la continuità ecclesiale e intellettuale della storia lionese; G. Iversen (Cent mille milliards de poèmes: à la manière des poètes médiévaux en Aquitaine) descrive un particolare manoscritto dell'XI secolo proveniente da San Marziale dove, rispettando la forma testuale del canto, vengono proposti 74 tropi alternativi inseribili a piacere tra i versi del Gloria, rendendo così possibili illimitate variazioni; C. J. Mews (Three Classicizing Poems in a Manuscript of Pistoia (C. 101) from the Early 12th Century) si dedica a tre poesie attestate in un codice pistoiese; L. Moulinier-Brogi (Jalons pour une histoire du terme symmista) propone una ricerca lessicografica sul termine symmista utilizzato in particolar modo da Ildegarda di Bingen per definire la persona con cui si condivide l'iniziazione a un mistero', una parola che si è diffusa in Occidente grazie alla traduzione latina di Rufino delle opere di Origene, che lo riferiva in particolar modo alla figura di Giovanni Battista.
A. Nascimiento (Le quadrige antonien: encore le prologue aux sermons de saint Antoine de Lisbonne / Padoue) ritrova nella celebre quadriga citata nel prologo dei sermoni di Antonio di Padova un chiaro riferimento alla liturgia ispanica, che il predicatore portoghese ben conosceva e non aveva mai dimenticato; D. Poirel (Lachmann, Bédier, Froger: quelle méthode d'édition critique donne les meilleurs résultats?) propone un contributo metodologico, comparando, in modo per così dire sperimentale, i metodi che vanno sotto il nome di Lachmann, Bédier e Froger, applicati all'edizione di due testi di Ugo di San Vittore e di una Instructio di Angela da Foligno; F. Stella con la collaborazione di A. Iscaro (Estratti poetici di nuova identificazione nel ms. Zürich C58/275. I: Carmina Rivipullensia, Alberto Stadense, Abelardo Carmen in Astrolabium, Enrico di Augsburg e altro) mette in luce la presenza in un manoscritto zurighese di numerosi testi non compresi nell'edizione Werner del 1905, spesso uniti, nel codice in questione, in collages metaletterari; P. Stotz (Sainte Agnès vénérée à Saint-Emmeram de ratisbonne: une Passio et une hymne saphiques composées par Christophorus Hoffman) si occupa di una Passio Agnetis e un inno in onore della santa composte in strofe saffiche da Christoforus Hoffmann, un benedettino di Ratisbona vissuto a cavallo tra il XV e il XVI secolo, e attestate nel codice clm 28307 di Monaco di Baviera; D. Stutzmann (Mille ans de poésie: les hymnes de saints Théodorit et Firmis d'Uzès du Moyen Âges au XXe siècle) ripercorre la tradizione, dipanatasi per un migliaio di anni, degli inni a san Teodorito e a san Firmino della cattedrale di Uzès; J.-Y. Tilliette (Poésie latine et tradition courtoise (...ou pas). Note sur la chanson d'amour O17 (Declinante frigore) de Gautier de Châtillon) mostra che nella poesia d'amore Declinante frigore, attestata nel ms. Saint-Omer 351 si riscontra un intenzionale rovesciamento dei codici del genere letterario, così da realizzare una giocosa parodia dei componimenti d'amore.
Bourgain e di quanto la vitalità degli studi medievistici contemporanei le siano debitori.
Giovanni Paolo Maggioni